È un pomeriggio
grigio in Michigan quando arrivo a una casa accogliente a West Bloomfield.
Aspetto sul secondo piano nella sala da pranzo e guardo il lago. Pattiniamo
insieme da due anni, ma non abbiamo mai parlato in italiano, all’eccezione di
un “ciao” o “grazie” una volta ogni tanto. Voglio parlare bene e mostrare tutto
il lavoro che ho fatto per imparare la bella lingua italiana. “Dammi alcuni
minuti!” Lei mi dice a voce alta del piano di sotto.
Appena arrivata dal
Giappone, oggi è il giorno in cui la sua “video diary” di NHK Trophy è messa
sul internet. Guardiamo questa video insieme, in cui lei racconta le sue
esperienze prima a Nagoya e poi a Tokyo, dov’è avvenuta la gara. Dopo
un’esperienza “bellissima” alla gara di NHK, la quarta gara del Grand Prix, lei
è tornata in Michigan con tre kili di regali dal pubblico “caloroso” e due
programmi forti. È domenica, il suo giorno libero, e lei sta ancora provando a
ricuperare il fuso orario.
A ventisette anni,
Valentina Marchei, quattro volte campionessa italiana di pattinaggio artistico,
si prepara per la stagione più grande della sua carriera, che culminerà a
febbraio ai Giochi Olimpici di Sochi. Dopo due anni, io direi che conosco Vale
la pattinatrice, Vale la campionessa, piuttosto che Vale la persona. Chiedo del
suo arrivo in Michigan, perché in verità non conosco la sua storia. In realtà,
lei si è trasferita negli Stati Uniti nel 2008, all’età di ventidue anni per
lavorare con un famoso allenatore russo in New Jersey e all’estero. Lei spiega,
“c’era un periodo a Mosca (l’estate 2010) in cui non potevamo allenarci, a
causa dell’aria e gli incendi. Quindi, ci siamo trasferiti a Lettonia, e poi a
Mosca in ottobre 2010.” Dopo i giochi di Vancouver, il suo allenatore è stato
richiamato dal governo russo per allenare solo atleti russi. “A Gennaio 2011 mi
sono fatta male, e ho dovuto stare ferma per cinque mesi. Poi sono tornato in
Italia.” Quando lei ha ripreso a pattinare, lei non voleva continuare a vivere
in Russia. “Non sapevo a chi andare, ma sono stata ispirata dalla storia di
Alissa [Alissa Czisny, la pattinatrice americana]. Lei è passato ‘dalle stelle
alle stalle’ e i suoi allenatori a Detroit che l’hanno portata al top.” Quando
lei ha deciso di venire qui, i suoi genitori “non sapevano, non avevano la
minima idea di che cos’è Detroit, ma hanno capito che questa era la cosa giusta
per me.” A luglio 2011 Vale è arrivata a Detroit e lei ha incominciato un nuovo
capitolo della sua carriera.
Nel 2008, quando Vale
è venuta negli Stati Uniti, per lei “era tutto un nuovo mondo.” Nelle sue
parole: “Mi sono lasciata trasportare da questa vita americana dove tutto è
realizzabile.” Appena arrivata, “ho preso subito cinque kili, perché non
riuscivo a controllarmi con i muffin e cupcakes!” ma dopo un po’di tempo lei è
riuscita a “controllarsi.” Secondo lei, gli Stati Uniti è un paese “molto
libero” con una filosofia “mente-aperte.” Visto la situazione economica in
Italia, lei mi dice che vuole che suo fratello venga qui per vedere come la
vita americana è diversa, per mostrargli come si fa una vita.
Però, la sua vita in
Michigan è strutturata intorno al suo allenamento: “Qua devo mangiare bene,
dormire bene, risparmiare l’energia.” Adesso lei vive alla casa del nostro
fisioterapista-allenatore Britta Ottoboni. Quando lei sta nel paese, sta nella
camera del figlio maggiore di Britta, che ora è via all’università. Quindi, lei
si sente a casa sua, a lei ha la tranquillità qua che non può trovare in Italia.
Il marito di Britta è italiano di origine, e quindi non le manca il cibo
italiano. (Anch’io posso attestare che lui sia un grande cuoco!) In tutto, lei
non può dire se preferisce un paese in particolare: “Quando sono qua, mi manca
l’Italia. Quando sono là, mi manca l’America. Sto bene dovunque sia.”
Benché Vale viva
negli Stati Uniti da cinque anni, lei è sempre legata alle sue radici. Lei non
vive tanto la grande comunità italiana qui, però “improvvisamente trovo i
nonni, le bisnonne, che dicono che sono italiani, ma comunque non parlano
niente d’italiano!” Anche se tutti gli italo-americani non parlano la lingua,
questo orgoglio nazionale “è una bella cosa, che gli americani tengono alle
loro radici.” Vale ha vissuto in New Jersey con una famiglia italiana, i cui nonni
non parlavano inglese da venti anni di essere in America. “Questo mi ha aiutato
a non staccarmi mai da casa.” Come io studio le lingue straniere, ero curioso
di sapere quando lei ha incominciato a imparare inglese, poiché lei parla
inglese quasi perfettamente. Ogni volta che ci esercitiamo in palestra, sono
sempre incantato dalla sua abilità di sapere tutte le parole di ogni canzone
che neanch’io so. Per lei, “era sempre facile acquisire una nuova lingua. Anche
se ho il mio accento italiano, non voglio dimenticare il mio paese.”
I Giochi cominceranno
in solo due mesi. Fino a quel momento, ci sono tre gare importanti: le
Universiadi in Trentino, i campionati nazionali a Merano, e poi i campionati
europei a Budapest. Dopo aver perso due olimpiadi, il sogno di Vale questa
volta è semplice: “essere felice e serena.” In più, lei ha una perspettiva
saggia: “Se penso a otto anni fa, dico adesso sono pronta per fare una bella
esperienza, fare una bella gara, e godermi. Adesso voglio andare per
partecipare ma anche per lasciare il mio segno.” Nel pattinaggio, come nella
ginnastica, dicono spesso che dopo aver passato l’età di venti anni, sei
vecchia. Però, secondo Vale, è proprio il contrario. “Il mio fisico sta tenendo
benissimo,” lei mi dice, ma più importante, “io ho ancora fame di imparare. Non
mi sveglio mai dicendo di non voler andare in pista.” Allora, dopo un’ora illuminante,
finiamo l’intervista. È chiaro che Vale abbia la giusta disposizione per la
sfida di questa stagione. “C’è l’idea che ogni cosa succede per un motivo. Adesso,
it’s meant to be. Forse la volta
buona, no?” Guardiamo i cigni che nuotano tranquillamente nonostante la pioggia
che abbia cominciato, e sembra che loro riparino appena in tempo. Sì, io penso,
è il momento giusto.
Foto concessione di Valentina Marchei